Un racconto che intreccia le vite di chi ha scritto il femminismo, «un pugno nelle stomaco per noi oggi»
I l titolo, prima di tutto. Anzi, il sottotitolo: appropriato, calzante perché questo non è un saggio, non è un romanzo nel senso più canonico, non è un memoire nemmeno un reportage. Quello che ha scritto Marta Stella, e che Bompiani manda in libreria il 7 febbraio, è un vero e proprio «romanzo delle donne», un racconto corale che lega Emma Bonino e Adele Faccio, Eugenia Roccella e Carla Lonzi. Storie diversissime tra di loro ma tenute assieme dal titolo del libro, Clandestine . Perché quando si parla di aborto e, più in generale, di scelte sulla maternità, siamo tutte un poco clandestine. Basta guardarci intorno: c’è la collega che ha quasi timore nel rivelare una gravidanza perché il posto di lavoro potrebbe finire all’asta, c’è la trentenne che trema all’idea di rimanere incinta perché ha una situazione economica precaria, c’è chi l’aborto lo ha vissuto sulla propria pelle e questo basta a riaprire ferite dolorose.
Nessuna si senta lontana da questo alveo, sembra dirci Stella, che – nemmeno quarantenne e madre da poco – intreccia il racconto in prima persona di una donna che ha abortito a Milano negli anni Sessanta (quando, per la legge fascista, quella scelta era ancora «un atto contro l’integrità e la sanità della stirpe») e le storie delle tante donne che hanno combattuto in prima persona, più o meno in clandestinità, per costruire quella grande casa ancora oggi in ebollizione e in evoluzione che si chiama «femminismo». E che, come precisa la stessa autrice, «non fu affatto un idillio, anzi».
«HO LA SENSAZIONE CHE NON CI SIA STATO UN PASSAGGIO DI CONSEGNE: FRA CHI HA COMBATTUTO. MOLTE SONO IGNORATE O FRAINTESE»
Già, perché Clandestine non è mai assolutorio, mai condiscendente: è un’analisi serrata e lucida delle tante idee che hanno costellato l’autodeterminazione delle donne dagli Anni Sessanta a oggi. «Idee spesso in contraddizione tra di loro, qualche volta in contrapposizione», commenta Stella, giornalista, curatrice di festival culturali e autrice di un documentario. Questo è un punto centrale del libro: oggi, a distanza di poco meno di sessant’anni, siamo portati a pensare che il percorso di lotta femminista sia stato un glorioso avanzare, univoco e armonioso, contro il patriarcato. «Ma non è stato così, perché, studiando a fondo le storie di queste donne, ho rilevato che spesso la pensavano in modo profondamente diverso tra di loro, anche su una questione cruciale come la maternità», dice. Tutto comincia con la lettura del romanzo L’evento , del premio Nobel per la letteratura 2022 Annie Ernaux: è il resoconto crudo e realistico di un aborto nel 1963.